MOSTRA “CENT’ANNI DAL FUTURO” Otello Sarzi 1922 – 2022 Chiesa San Carlo Palazzo dei Musei Via Calderini 25 Varallo Dal 24 giugno al 03 luglio 2022 Ore 10.30/12.30 e 14.30/18.00 Lunedì chiuso
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Palazzo Ovis Via Viotti 28 Fontanetto Po (VC) dal 08 al 10 luglio 2022 ore 10.30/12.30 e 14.30/18.oo e in orario di spettacolo a Palazzo Ovis
A cura de La Bottega Teatrale APS Per gentile concessione della Fondazione Famiglia Sarzi In collaborazione con Istituto per i Beni Marionettistici e il Teatro Popolare di Grugliasco T(O)
La mostra fotografica dedicata alla figura del grande burattinaio Otello Sarzi, nell’anno del centenario della nascita (1922-2022) è stata resa possibile dalla generosa disponibilità di 6 grandi fotografi: Alfonso Zirpoli, Claudio Salsi, Enrica Scalfari, Gianni Berengo Gardin, Giovanni Biccari e Vasco Ascolini. Ciascuno di loro ha incontrato Otello in momenti diversi della sua vita, fissando negli scatti non solo il personaggio e l’artista ma anche il carisma e l’umanità che Otello riusciva a suscitare in ognuno, maturato spesso in profonde amicizie e successive collaborazioni. Ogni fotografo ci trasmette con i suoi scatti, un’immagine personale e unica del soggetto: il confronto e l’amicizia di Otello con Cesare Zavattini colta da Berengo Gardin, le suggestive mani teatranti dell’artista proposte da Alfonso Zirpoli, le maschere espressive di burattini e pupazzi che ci riporta Vasco Ascolini, come Enrica Scalfari celebra la curiosità di Federico Fellini per l’arte di Otello, i suggestivi ritratti di Claudio Salsi che ne onorano la magica figura, mentre Giovanni Biccari ferma Otello nel suo classico gesto burattinesco. La suggestione complessiva che ci trasmette l’installazione fotografica è di notevole emozione, la qualità fotografica è premiante della qualità del soggetto, restituendo alla figura di Otello Sarzi quell’aura tutta speciale che Otello ha costruito durante tutta la sua vita artistica, dove i valori dell’amicizia, della solidarietà e della generosità hanno accompagnato l’innovazione e la sperimentazione della sua arte.
Fondazione Famiglia Sarzi
OTELLO SARZI
Otello Sarzi (Vigasio (VR) 1922 – Reggio Emilia 2001) è stato un artista formidabile e un grande sperimentatore. Avviato sin dall’infanzia al teatro dal nonno Antonio e dal papà Francesco – il primo burattinaio, il secondo burattinaio e capocomico in una compagnia di attori -, Otello fu giovane aiutante nella compagnia itinerante di famiglia, per la quale vide passare personaggi alle prime armi, poi divenuti celebri: tra gli altri, un giovane Federico Fellini che, prima di partire per Roma e darsi al cinema, sosteneva nella compagnia di Francesco il ruolo di attor giovane. L’impegno della compagnia non cessò neppure durante il difficile ventennio fascista. I Sarzi accolsero spesso persone ricercate dalla polizia. Emblematico è il caso di Aldo Cervi, col quale crearono un forte e duraturo rapporto di amicizia. Non di rado si trovarono così a fare i conti con le angherie del regime. Dopo l’8 settembre Otello Sarzi fu impegnato nella lotta partigiana dove ricoprì incarichi di comando. L’attività artistica riprese subito dopo la Liberazione e proseguì fino alla fine degli anni ’40 con la compagnia di prosa. Nel novembre del 1951 a Novara, per rallegrare un gruppo di bambini sfollati a causa dell’alluvione del Polesine, Otello tirò fuori i vecchi burattini e improvvisò uno spettacolo. Egli raccontò che solo in quel momento si rese davvero conto per la prima volta dell’importanza di questo tipo di teatro, in grado di comunicare alla gente in maniera semplice e arguta. Inoltre, Otello iniziò proprio a Novara la collaborazione con Gianni Rodari, costruendo maschere per i bambini protagonisti dei personaggi di Cipollino, Atomino e altri che Rodari aveva inventato. Da quel momento Otello si dedicò in maniera esclusiva al teatro dei burattini, rinnovando completamente il repertorio tradizionale di nonno Antonio e drammatizzando autori del calibro di Alfred Jarry, Samuel Beckett e Bertolt Brecht e realizzando figure anche di grandissime dimensioni con tecniche innovative (magistrale l’impiego del lattice, idoneo a conferire espressività ai personaggi ed elasticità di movimento). Nel 1957 Otello fondò a Roma il T.S.B.M. – Teatro Stabile di Burattini e Marionette. Con la compagnia portò in scena importanti spettacoli di cui ora rimangono testimoni in Fondazione i preziosi burattini e marionette (tra gli altri, furono rappresentati “Il maestro di cappella” di Domenico Cimarosa e “Il Crescendo” di Luigi Cherubini). La collaborazione fra Otello Sarzi e Gianni Rodari proseguirà nel 1965 quando Otello affiderà al figlio Mauro la costruzione di grandi Pupazzi per il film “La Torta in Cielo” tratto dal racconto di Gianni Rodari. In seguito sempre in collaborazione con il padre Otello e Rodari, Mauro Sarzi parteciperà al progetto di produzione del film “Ciao Cappellone”, lungometraggio realizzato in 35 mm a colori. Otello si trasferì a Reggio Emilia nel 1969 con alcuni componenti della compagnia (il figlio Mauro Sarzi, Mariano Dolci, Luigi Bagnaschino e Anna Chiara Gomez), trovando favore sia nel pubblico che nell’Amministrazione Comunale, che gli offrì spazi di lavoro e la possibilità di una segreteria presso il Teatro Municipale. Nello stesso anno, a Reggio Emila, Otello Sarzi e i collaboratori del suo T.S.B (Teatro Sperimentale dei Burattini) inizieranno il lavoro nelle Scuole dell’infanzia con Gianni Rodari, Loris Malaguzzi e le insegnati, collaborando all’inizio del progetto di una nuova pedagogia per l’infanzia. Dagli anni Settanta fino alla sua scomparsa nell’autunno del 2001 Otello, con l’aiuto di artisti e collaboratori, si è impegnato nella realizzazione di burattini e spettacoli straordinari, lasciando ai posteri un gran numero di progetti visionari, che grazie alla Fondazione Famiglia Sarzi, da lui fondata nel 1996, ha la possibilità di realizzare nuove felici prospettive per il teatro, per l’arte e, di conseguenza, per le future generazioni e promuovere e continuare l’opera culturale ed educativa del suo fondatore.
I SEI FOTOGRAFI
Alfonso Zirpoli Dal 1974 dirige uno studio fotografico a Bellinzona, occupandosi in passato di fotografia d’arte, d’architettura, e pubblicitaria, oggi si occupa prevalentemente della fotografia ritrattistica e del reportage sociale, mettendo a disposizione il suo lavoro, a organizzazioni non governative che hanno progetti e operano in paesi meno fortunati del nostro.
Alfonso Zirpoli, classe 1954 vive e lavora a Bellinzona-Carasso.
A cavallo tra gli anni ‘60 e ‘70 grazie alla scuola d'arte " Industrie artistiche" che frequentavo, in una lezione di disegno ho avuto modo di assistere ad una lezione di " fotografia" Ho iniziato così un percorso fotografico, seguendo vari fotografi, di fama internazionale. Grazie a loro, ancora oggi mi suscita amore e interesse, mettendomi in discussione con proposte nuove nel campo dell'immagine. Ho avuto la fortuna di iniziare presto a confrontarmi e trasmettere allo stesso momento l'arte della fotografia attraverso l'insegnamento a chi iniziava questa magnifica professione negli anni 70/80 in Ticino presso la scuola SPAI di Lugano Trevano. Ho pure avuto l'onore di collaborare con vari artisti, architetti, studi grafici/pubblicitari, fondazioni, industrie, banche, istituzioni…...lavorando in qualità di fotografo a progetti fotografici di varia natura, pubblicitari e documentativi nel campo della comunicazione visiva. Alla fine degli anni 80, nasce il progetto fotografia sociale " le malattie dei poveri " che porto avanti ancora oggi nei svariati viaggi che effettuo ogni anno, percorrendo tracce, dove ONG Ticinesi operano a scopo umanitario. Nascono così i progetti di diari fotografici, realizzati sul posto con ragazze/i del luogo, con tematiche sulle esperienze interpersonali.Nel 2014 inizia una "nuova e ultima sfida" aprendo presso l'ex Birreria di Bellinzona dove mi sono installato con il mio atelier, uno spazio espositivo e un laboratorio "sperimentale". Dando così continuità sia alla produzione di immagini fotografiche che ad incontri sulla fotografia attraverso corsi, dibattiti, esposizioni e nuove proposte.
Claudio Salsi Nasce a Reggio Emilia il 21/10/1952
La sintesi è la misura del mio pensiero. Mi sono impegnato in pubblicazioni su memoria e identità, su spiritualità altra e sulla dimensione dell’uomo. Ho prodotto immagini e collaborato ad un volume per ragazzi e ad altre pubblicazioni. Ho partecipato ad eventi che sviluppavano temi specifici: La Divina con i media, Leonardo for ever, A Oriente di Oriente, L’immagine della Musica, Arte e matematica, Merylink, Calligrafia. Rivisitazione di Un’opera d’arte, Morale della favola, Artisti con gli artigli e altre. Cerco nelle mie fotografie l’estetica dell’emozione, un’immagine che contagia, una vertigine che non mi abbandonerà.
Enrica Scalfari
Enrica Scalfari, responsabile della AGF, fotografa da circa 30 anni. Si è occupata principalmente di reportage e ritratti, collaborando alla realizzazione di diversi libri. Uno degli ultimi lavori è un viaggio fotografico a Roma realizzato attraverso una serie di finestre, naturali cornici di inedite vedute della città.
Gianni Berengo Gardin
Gianni Berengo Gardin è un fotografo italiano nato a Santa Margherita Ligure nel 1930. Cresce e studia a Venezia, la sua vera città natale (come racconta lui stesso, è nato in Liguria solo perché i suoi genitori si trovavano in vacanza lì). Inizia a dedicarsi alla fotografia all'inizio degli anni '50. Da quel momento non smetterà mai di fotografare, accumulando così un archivio fotografico monumentale capace di raccontare l'evoluzione del paesaggio e della società italiana dal dopoguerra ad oggi. Fin dall'inizio focalizza la sua attenzione su una varietà di tematiche che vanno dal sociale, alla vita quotidiana, al mondo del lavoro fino all'architettura ed al paesaggio. Berengo Gardin è quindi un fotografo eclettico, apprezzato a livello internazionale, e che è stato spesso accostato a Henri Cartier-Bresson per il lirismo della sua fotografia. Ma è lui stesso a negare questo accostamento, pur ribadendo il rispetto per Bresson : "Mi dicono spesso che sono il Cartier-Bresson italiano, in realtà sono il Willy Ronis italiano, anche se una delle cose di cui più mi vanto è la dedica in cui Henri Cartier-Bresson mi scrive: “A Gianni Berengo Gardin con simpatia e ammirazione”. Avere l’ammirazione di Cartier-Bresson è il massimo, poi si può morire in pace." La formazione fotografica di Berengo Gardin ebbe una svolta proprio grazie all’ Agenzia Magnum (anche se indirettamente), di cui Cartier Bresson e' stato fondatore: all' inizio degli anni '60 un suo parente americano lo mise in contatto con Cornell Capa, che gli fece avere alcuni libri di fotografia: da quel momento stabilisce che la sua fotografia dovrà seguire le orme dei grandi fotografi di Life e Magnum, raccontando la società con gli occhi di un artigiano votato all'impegno sociale. Negli anni '70 realizza Morire di Classe, un reportage sui manicomi italiani che dette risalto alla battaglia combattuta a quel tempo da Franco Basaglia. Quella documentazione, condotta da Berengo Gardin insieme a Carla Cerati fu per l’Italia un vero choc. Recentemente quella documentazione è stata di nuovo raccolta nel libro Manicomi. Psichiatria e antipsichiatria nelle immagini degli anni settanta.
Giovanni Biccari
Gianni Biccari nasce a Napoli nel 1962 e attualmente vive a Pozzuoli.
Specializzato in ripresa teatrale ha collaborato con le maggiori produzioni di area partenopea: il suo obiettivo ha immortalato i protagonisti più significativi del panorama artistico partenopeo come Nando Paone, Massimo Ranieri, Luisa Conte, Peppe Barra, Vincenzo Salemme, Luca De Filippo, Isa Danieli, Lina Sastri solo per citarne alcuni. Ha seguito per oltre un decennio le più importanti produzioni di Teatro di Figura - marionette, ombre, burattini - tanto da essere considerato uno dei fotografi del settore più apprezzati a livello nazionale. Ha documentato per oltre un decennio il mondo del Teatro di Figura (burattini, marionette, ombre, pupazzi…) in qualità di fotografo ufficiale dei più importanti festival nazionali del genere tra i quali ricordiamo Burattini nel Verde di Castellammare di Stabia, Festival Internazionale delle Figure Animate di Perugia, La Luce Azzurra di Catania, Luglio Bambino di Campi Bisenzio, Nuove Mani di Amalfi, Giullarte di Atripalda, Festival Internazionale delle Valli del Natisone di Udine, La Scuola di Pulcinella di Napoli. Scrive Albert Bagno, noto burattinaio e ricercatore: “… Fotografare i burattini e i burattinai non rappresenta solo l’istante di un servizio come spesso succede ma un impegno che dura da anni; e proprio a distanza di anni, benché la sua ricerca non sia ancora terminata, queste fotografie rappresentano di fatto un prezioso patrimonio che ci permette di rivedere artisti di fama mondiale come Otello Sarzi e Renato Barbieri che sono scomparsi da tempo e che lui ci ripropone come se fossero ancora in piena azione. Ecco l’eterno miracolo della fotografia…” Tanti gli artisti di fama mondiale ripresi dall’obiettivo di Biccari: Otello Sarzi Madidini, Bruno Leone, Mimmo Cuticchio, Aldo De Martino, Accademia Sergheij Obratzsov di Mosca, I Piccoli di Podrecca, Salvatore Gatto, Horacio Peralta, Gaspare Nasuto, Mario Mirabassi, Daniele De Bernardi, Vittorio Zanella, Fratelli Ferraiolo solo per citarne alcuni.. “… È il dietro le quinte- ha detto il Prof. Alfonso Cipolla, direttore dell’Istituto per i Beni Marionettistici e il Teatro Popolare di Grugliasco (To)- a intrigare principalmente Gianni Biccari. È il desiderio pervaso di quell’ansia di scoperta davvero tutta infantile del “sapere come funziona” a far sì che il suo obiettivo si proietti oltre, ben oltre il lavoro seppur misterioso dentro la baracca, fino a tentare di cogliere quel legame intimo che lega indissolubilmente l’animatore all’oggetto animato: quel flusso quasi sciamanico che dal burattinaio trapassa al burattino evocatore rivelandosi teatro. Sono attimi irripetibili di sapienza lontana ma sempre rinnovata, quelli immortalati da Gianni Biccari, colti nel loro essere e nel loro potenziale divenire: un lampo nel lampo, un’epifania, verrebbe da dire, per dar altra luce a anime in luce…
Giovanni Biccari ha esposto anche le sue fotografie ad EuroPuppetFestiValsesia nel 2019
Vasco Ascolini
Vasco Ascolini nasce a Reggio Emilia il 10 maggio 1937, dove vive e lavora. Fotografa dal 1965. Dal 1973 al 1990 si è occupato di fotografia di teatro quale fotografo ufficiale del Teatro Municipale “Romolo Valli “di Reggio Emilia. Sue fotografie di genere teatrale si conservano presso il Metropolitan Museum di New York, il MOMA di N.York (departement Performing’s Arts), nell'Artists File del Guggenheim Museum di New York ed in tanti altri Musei di USA, Europa ed altri Paesi. Già dai primi anni ’70 si interessa e fotografa i Beni culturali e i luoghi, come i Musei, dove si conserva e si espone l’Arte. Nel 1985 per le sue fotografie di spettacolo gli viene organizzata una grande mostra antologica nei locali espositivi del Lincoln Center di New York. Nel versante dei “beni culturali” viene incaricato di fotografare dai grandi Musei francesi quali il Louvre, il Rodin, il Carnavalet etc. Pur continuando a stampare ed esporre queste immagini, già dalla fine degli anni ’70 inizia ad occuparsi di fotografia legata ai beni architettonici e museali, sempre conservando la sua “cifra al nero” che lo distingueva già nelle riprese teatrali. Negli anni ‘ 80, anche in questo nuovo genere, gli vengono conferiti incarichi istituzionali, primo fra tutti quello di fotografare la città di Aosta. Ogni incarico sarà svolto mantenendo una visione assolutamente personale e senza condizionamenti. Importante sarà per lui il testo che accompagna il catalogo della mostra di Aosta, scritto da Ernst.H.Gombrich, con il quale avrà una lunga corrispondenza epistolare, come con Gernsheim, Aaron Scharf e Jacques Le Goff, altri tre studiosi di fondamentale importanza per il suo percorso.Importantissimo poi l’incontro con Michèle Moutashar che, conferendogli un incarico per fotografare Arles ed esponendolo nel 1991 ai Rencontres gli dona una visibilità internazionale anche in questo nuovo genere.Riceve la Grande Medaglia della Città di Arles.
J.Arrouye, R Pujade, J.C,Lemagny, M.Quétin, C.Mathon, J. L. Monterosso et J. Brard, B.Notari saranno importanti incontri, come I.Zannier, C.Breton, M. Mussini, M. Dall’Acqua, Janus, G.Vercheval, X. Canonne, G.Bresc, F.Reynaud, S.Parmiggiani, I.C.Le Mée, A.Schwarz, N.Squarza. T.Wood , A. Gioè, A. Palazzi, O. Spillebout, P. Sorlin, M. Guerrin, S. Dieudonné, G.Scimé, J.P.Babelon, D.Giugliano, H.Pinet, F.Raschiatore, M.Chiara Botti, P.Michalon, R.Bouguerra, M.Fortini, D.Paillarse, A.Griffiths, Chaterine Mathon e tantissimi altri.
Nel 2000 espone alla grande Mostra “D’APRES L’ANTIQUE” al Musèe du Louvre che mostra in una collettiva per la prima volta la “fotografia” in quanto tale. Sempre nel 2000 riceve dal Ministero della Cultura Francese la nomina a “Chevalier de l’Ordre des Arts et des Lettres”.